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Descrizione

Localizzazione
Borgata Bedale, quota 815m s.l.m., sinistra orografica, lungo il tracciato che sale a Caricatori.

Cenni storici e sociali
L'attività estrattiva di metalli, che sappiamo essere praticata nelle valli cuneesi già nell'alto medioevo, prevedeva in alcuni casi la lavorazione del materiale in sito, in apposite fucine, ove all'interno delle quali erano collocati focolari, forge, magli, martinetti e mantici. Gli apparati di lavoro erano azionati da ruote idrauliche esterne, per questo potevano essere genericamente definiti col termine di "mulini" anche questi nuclei produttivi che sfruttavano l'energia idraulica.
Dalla relazione che l'Intendente Conte Nicolis di Brandizzo fa per i territori di Alma verso metà '700 (BCC, Relazione che il Conte Nicolis di Brandizzo fa di ogni città e terra posta nella Provincia di Cuneo negli anni 1750-51-52) emerge la presenza di quattro mulini, tutti attestati sul Bedale Langra, o Bedale caldo.
Non è escluso che tra questi via sia quella che è nota come fucina di Alma, indicazione che per altro sarebbe confermata dalla Carta redatta dal geografo Sottis all'incirca nello stesso periodo (AST, Corte, Carte topografiche, Piemonte 20, 1745-57), ove risultano segnalati alcuni opifici dotati di ruota idraulica lungo un canale di derivazione dal Bedale Langra, sul tracciato che sale verso Caricatori.
Negli anni 1811-1812 è segnalata ad Alma la presenza di un martinetto per la lavorazione del metallo (ASC, Dipartimento della Stura. Etate des forges et usines, 1811-1812). Proprio nel XIX secolo, la presenza di usines (fucine) nelle vallate alpine tende progressivamente a ridursi, soprattutto a causa della riorganizzazione su grande scala dell'economia legata all'estrazione e alla lavorazione di ferro e metalli, sempre più concentrata in grandi poli specializzati, e si diffondono i martinets per la lavorazione del metallo (soprattutto recuperato a mezzo riciclaggio). I martinetti sono strutture strettamente correlate all’esigenze della popolazione locale; la loro principale produzione era costituita da attrezzi agricoli, come falci, lame, vanghe, picche, forche e attrezzi di ogni genere ricavati dal recupero dei rottami di ferro.
Una leggenda locale di Alma, riportata anche da L.Massimo nelle sue pubblicazioni, racconta di un disertore qui rifugiatosi, che fabbricava armi in una fucina sul torrente.


L'edificio e l'apparato tecnologico
La fucina di Alma è stata operativa fino al secondo dopoguerra. Alcune fotografie scattate da Luigi Massimo negli anni Settanta, ci restituiscono, già in una condizione di completo abbandono e degrado, la percezione di un vasto ambiente di lavoro di pianta rettangolare, coperto da una unica falda con pendenza verso il torrente. Un ambiente semplice e razionale che ospitava al suo interno un martinetto da ferro, un mantice che alimentava un focolare, un trapano e altre attrezzature di lavoro. Sul fianco erano presenti le due ruote esterne in legno, munite di cinghiature metalliche, alimentate da scivoli in legno.
L’acqua necessaria veniva captata dal Bedale Langra un centinaio di metri a monte dell’officina, veniva veicolata presso l'edificio a mezzo di un canale scavato nella terra e qui accumulata in una vasca a livello della copertura; tramite scivoli in legno veniva poi indirizzata sulle ruote.
Aderente al locale di lavoro è presente un edificio su più piani, un tempo ad uso agricolo e abitativo, probabilmente eretto nel XIX secolo e certamente relazionato all'attività dell'officina.
La concentrazione in questo luogo e in passato di altre macchine ad acqua è testimoniata da alcuni manufatti in pietra e legno (componenti una pesta da canapa), ora scorporati e reimpiegati. 



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